giovedì 3 luglio 2008

PFM - Impressioni di settembre


La Premiata Forneria Marconi è stata la band più celebre del progressive italiano e l'unica a ottenere un discreto successo in ambito internazionale, soprattutto negli Stati Uniti. Nell'eterogenea evoluzione del suo percorso musicale, la Pfm ha saputo combinare ritornelli quasi "pop", improvvisazioni di stampo jazzistico e composizioni di attitudine classicheggiante. In più, ha aggiunto quel pizzico di melodismo, dal sapore tipicamente mediterraneo, che ha contribuito a rendere la sua formula originale rispetto ai modelli prog d'oltre Manica. Il primo embrione della futura Pfm si forma negli anni Sessanta, in pieno periodo beat, ne I Quelli, formazione in cui si alternano Antonio "Teo" Teocoli e Pino Favarolo, entrambi cantanti e chitarristi, il batterista Franz Di Cioccio e il bassista Giorgio "Fico" Piazza. In seguito, si aggiungono il tastierista Flavio Premoli e altri due chitarristi: Alberto Radius e Franco Mussida, detto "Yoghi". Grazie alle loro continue esibizioni dal vivo, caratterizzate da una particolare cura delle sezioni musicali, I Quelli si distinguono immediatamente nel panorama beat italiano, con la pubblicazione di numerosi 45 giri per la Ricordi, costituiti per la maggior parte da versioni italiane di canzoni già composte ed eseguite da artisti stranieri: "La bambolina che fa no no no" e "La ragazza ta-ta-ta", entrambe di Michael Polnareff; "Per vivere insieme", versione italiana di "Happy Together" dei Turtles; "Tornare bambino", ossia "Hole In My Shoe" dei Traffic; tra gli altri singoli vanno ricordati "Pensieri" (Nice), "Hip Hip Hip Hurrah" (1910 Fruitgum Co.), "Questa città senza te" (Tremeloes) e "Lacrime e pioggia" (Aphrodite's Child). Da segnalare in questo periodo anche le importanti collaborazioni in studio con Mina, Celentano, De André e Battisti. La storia della band, però, è subito segnata da cambiamenti determinanti: dopo la dipartita di Teocoli, destinato a una brillante carriera come cabarettista/comico, e di Alberto Radius, che approda nella Formula Tre, nell'estate del 1969 il gruppo ingaggia un musicista di grande spessore, con il quale nasce un'immediata intesa: Mauro Pagani. Abbandonata la sua band (i Dalton), Pagani, che suonava strumenti classici come il violino, il flauto e l'ottavino, imprime subito un'impronta fondamentale alla formula del gruppo, contribuendo insieme a Mussida a un drastico cambio di genere. Dal beat, infatti, l'interesse si sposta verso il progressive di matrice britannica, capitanato da band come King Crimson, Yes e Jethro Tull. L'improvvisazione e le lunghe suite prendono così il posto delle brevi canzoni degli esordi. I Quelli, nel frattempo, divengono i Krel e inaugurano una stagione di duro lavoro, con sessioni di registrazione di otto ore consecutive. Di Cioccio entra anche per pochi mesi nella formazione degli Equipe 84, con i quali partecipa anche al Festival di Sanremo. Solo alla fine del 1970, Franco Mussida, Flavio Premoli, Franz Di Cioccio e Giorgio Piazza danno ufficialmente vita alla Premiata Forneria Marconi (Pfm), dal nome da una pasticceria di Brescia situata vicino agli studi nei quali i nostri si recavano a fare le prove. Dopo diversi contrasti, i quattro decidono di lasciare la Ricordi, ottenendo presto un contratto con la Numero Uno di Lucio Battisti e Mogol e con il manager Franco Mamone, grazie all'ottima reputazione acquisita per la loro abilità tecnica. Nel 1971, la Pfm segue, nei tour italiani, diverse band autorevoli del periodo come Yes, Procol Harum, Black Widow e Deep Purple. Ispirata dai King Crimson, la Pfm registra quello che diventerà il suo grande cavallo di battaglia: "Impressioni di settembre", una suggestiva ballad con un testo scritto da Mogol e svariati spunti progressive, marcati dall'impiego del moog, strumento introdotto per la prima volta in Italia poco tempo prima. Gli accordi semplici, suonati dalla chitarra acustica, delineano un'atmosfera delicata e coinvolgente, soprattutto nelle strofe; il ritornello, invece, è più acceso, con l'apporto del memorabile arrangiamento del sintetizzatore. La poesia che traspare dalle parole di Mogol non fa che accentuare l'epica melodia del brano, che resta a tutt'oggi un evergreen del rock italiano. "Impressioni di settembre" trascina al successo Storia di un minuto, primo album della Pfm, pubblicato nei primi mesi del 1972. Le sette tracce, scritte tutte dal duo Mussida-Pagani, sono costruite su strutture tipicamente progressive in cui prevale l'aspetto della composizione classica, specie nella seconda parte della scaletta. Un progressive barocco, a volte medievale, e che ricorda vagamente i Genesis di "Nursery Crime", ma, rispetto ai modelli britannici, innesta una vena melodica e influenze musicali di stampo mediterraneo. Unico punto debole, il canto, che patisce l'assenza di una vera e propria "voce", ma viene adeguatamente sostenuto da arrangiamenti ricchi, anche se mai troppo ridondanti. "Impressioni di settembre" è preceduta da un breve pezzo strumentale ("Introduzione"), caratterizzato da sottili cori vocali su una base di chitarra acustica, prima, e da un riff di chitarra elettrica all'incalzare della batteria, poi. Tra le tracce svetta anche "E' festa", una sorta di "tarantella progressive", anch'essa segnata da un virtuoso riff di moog, ma sopra una struttura hard-rock; le variazioni di tempo sono numerose, con uno spontaneo passaggio dal rock più duro a forme più classiche, forgiate dalle chitarre acustiche e dal delicato flauto di Pagani. E' proprio questo strumento, insieme a violino, ottavino e clavicembalo, a donare una forte ventata di classicismo al progressive degli esordi della Pfm. La seconda trance del disco presenta una ancor più marcata attitudine classicheggiante, in un continuo susseguirsi di formule sonore differenti. La sinfonica "Dove…Quando…" è suddivisa in due parti: la prima è una fiaba cantata di straordinaria dolcezza, introdotta dal mellotron di Premoli e assecondata da chitarre acustiche, flauto, clavicembalo e mandoloncello; la seconda riprende il medesimo tempo, dapprima con l'organo di Premoli e il violino di Pagani, successivamente scatenandosi in una elegantissima e classica esecuzione di pianoforte. Un esperimento ripetuto anche nell'altro singolo di successo, il genesisiano "La carrozza di Hans" che, partendo da una ballata in cinque quarti, si scatena poi in un magistrale assolo di chitarra (reminiscente dei King Crimson di "21st Century Schiziod Man") e in una brillante improvvisazione jazz-prog, con il violino di Pagani a disegnare le classiche "variazioni sul tema". Il pezzo, scritto da Mussida durante un viaggio in camioncino tra Torino e Milano, vince il Festival di Avanguardia e Nuove Tendenze di Viareggio, e viene inciso come lato B del singolo "Impressioni di settembre". Chiude il disco "Grazie Davvero", uno degli episodi più sperimentali del lotto, in cui una dolce chitarra acustica detta la linea melodica principale, accompagnata da un variopinto mellotron, che simula un'orchestra di ottoni. Storia di un minuto è uno dei massimi capolavori del rock italiano ed è l'album che lancia in orbita la Pfm, portabandiera di una scena progressive tricolore che annovera gruppi quali il Banco del Mutuo Soccorso, le Orme, gli Osanna, gli Area, i New Trolls.

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